Repubblica Marinara - Passano gli anni...
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Passano gli anni; la decadenza della città si accentua. Guido da Montefeltro solleva
momentaneamente le sorti della città ghibellina sconfiggendo, nel 1293, i guelfi fiorentini. Ma Pisa deve comprare la pace a patto di esonerare da qualsiasi incarico il Montefeltro. Un'altra fatale conseguenza è la cessione della Corsica, sette anni dopo. Gli interessi contrastanti di classi in perpetua lotta tra loro fanno piombare Pisa nel caos. Soltanto il giovane imperatore Arrigo VII nella sua discesa in Italia, fa, in qualche modo, rinverdire le speranze delle città ghibelline, Pisa inclusa.
Ma Arrigo VII muore inaspettatamente nel 1313 tra il dolore e il rimpianto di tutti i Ghibellini. Il suo corpo viene sepolto all'interno della Cattedrale pisana in un sarcofago, insigne opera di Tino di Camaino, dove ancora oggi mani ignote spesso depongono fiori in ricordo del giovane imperatore tedesco dalla bionda chioma che tante speranze aveva suscitato in molti italiani. Dopo la decadenza delle libere istituzioni comunali che avevano reso la città grande e potente, subentra il momento delle Signorie. Il primo signore di Pisa è Uguccione della Faggiola. Egli conquista Lucca e vince la lega dei Guelfi toscani nella battaglia di Montecatini (1315). Poi Uguccione, che nel contempo si era fatto tiranno, viene scacciato nel 1316. Successivamente divengono Signori di Pisa i della Gherardesca, ma non possono evitare la perdita della Sardegna invasa dagli Aragonesi di Spagna che se ne impossessano tra il 1323 e il 1326. Altre famiglie si succedono intanto alla Signoria. Castruccio Castracani governa la città, quale vicario imperiale, tra il 1327 e il 1328. Alla sua morte prendono il potere successivamente Giovanni Tarlati e Bonifazio Novello della Gherardesca (1329-41). Quest'ultimo, in particolare, regge le sorti della città con molta efficienza e grande fermezza. Andrea Gambacorti succede al Gherardesca nel 1374, un anno dopo la fine di un'ulteriore guerra contro Firenze risoltasi disastrosamente per Pisa. Giovanni dell'Agnello diviene per poco tempo Signore di Pisa (1364-68) lasciando pessima memoria di sè. Pietro Gambacorti, ottimo governante di Pisa, viene pugnalato a morte dal cugino, Jacopo d'Appiano, nel 1392. Il figlio del D'Appiano, Gherardo, arriva a vendere la Signoria ai Visconti di Milano, che si affrettano a cederla ai fiorentini, in cambio di un notevole quantitativo di oro, nel 1405. L'ira dei pisani esplode allora con estrema violenza, ma ma niente può ormai arrestare la ruota della storia. Pisa è accerchiata dai fiorentini e deve cedere per fame. Nel 1406, il Commissario della Repubblica Fiorentina, Pier Capponi, prende possesso della città, umiliata e sconfitta, abrogando le sue libertà e la sua antica indipendenza. Il Rinascimento a questo punto è un fatto acquisito della cultura italiana. Pisa, città medievale, si spegne lentamente nel ricordo della passata grandezza. Con la calata in Italia del re francese Carlo VIII, (1494) si riaccende per un momento, la fiaccola delle speranze di libertà; Pisa si ribella ai padroni fiorentini ma nel 1509, dopo un ulteriore assedio, devono cedere ancora. La storia di Pisa si confonde ormai con quella di Firenze. Nel 1553 Alessandro de'Medici si proclama Duca, in odio alla Repubblica Fiorentina, e per questo viene acclamato liberatore dei pisani. Con l'avvento dei Medici al potere, lo statp moderno va delineandosi nelle sue linee essenziali. La realtà antica di un diritto tirannico di conquista e di sfruttamento dei vincitori sui vinti, viene gradualmente sostituita dal concetto di un governo organico centrale al quale tutti i cittadini devono rispondere. Sotto il ducato dei Medici, Pisa ha grandi vantaggi.